Di chi ha davvero paura il lupo cattivo? Non degli altri predatori, ma dell’essere umano. A dirlo non è una fiaba, ma la scienza. Un recente studio pubblicato su Current Biology da un team internazionale di ricercatori — che coinvolge la Western University dell’Ontario, il Mammal Research Institute della Polish Academy of Sciences e l’Università di Siena — ha rivelato che i lupi percepiscono la presenza umana come un rischio tanto grande quanto quello rappresentato dai loro predatori naturali.
Il lupo, simbolo di paura e di equilibrio
Nell’immaginario collettivo, il lupo è da sempre la personificazione della minaccia: il “cattivo” che popola fiabe e leggende. Ma nella realtà, l’animale più temuto è anche quello che teme di più. Gli studiosi hanno dimostrato come la sola percezione della presenza umana possa modificare profondamente il comportamento dei lupi, alterando i loro spostamenti, la scelta dell’habitat e la loro stessa organizzazione sociale.
Secondo Liana Zanette, ecologa della Western University e autrice principale della ricerca, “nessuno aveva mai testato in modo scientifico la paura che incutiamo nei lupi”. E i risultati, a quanto pare, sono sorprendenti.
Un esperimento nel cuore della foresta
Per condurre lo studio, i ricercatori hanno scelto la foresta di Tuchola, nel nord della Polonia, un’area dove convivono turisti, raccoglitori di funghi e circa quindici branchi di lupi. In questa zona, gli scienziati hanno installato videocamere e altoparlanti tra gli alberi. Ogni volta che i lupi si avvicinavano, gli altoparlanti riproducevano registrazioni di voci umane, conversazioni in polacco e, a intervalli, suoni di cani che abbaiano e richiami di uccelli.
L’obiettivo era semplice ma efficace: osservare la reazione dei lupi di fronte alla “presenza” umana simulata.
La voce dell’uomo spaventa più di ogni predatore
I risultati sono stati inequivocabili. Nei video, i lupi mostravano oltre il doppio delle probabilità di fuggire quando sentivano la voce di un essere umano, rispetto ad altri suoni naturali. “Abbiamo scoperto – spiega Zanette – che i lupi conservano la memoria della paura dell’uomo anche in aree dove non vengono cacciati”.
Tuttavia, in Polonia sono stati documentati casi di uccisione illegale, che potrebbero spiegare in parte la loro diffidenza. Gli studiosi ipotizzano ora nuovi studi per capire se e come questa paura vari in base alla frequenza delle uccisioni nelle diverse regioni del mondo.
Il conflitto con l’uomo e le scelte politiche
Il tema è particolarmente delicato anche in Italia, dove il lupo è protetto da leggi nazionali, ma dove non mancano i conflitti con il mondo agricolo. Secondo il WWF, “ridurre il lupo solo a un problema economico significa cancellare decenni di studi che hanno dimostrato la sua importanza per la salute degli ecosistemi”.
Eppure, in regioni come Trentino-Alto Adige e Veneto, sono stati autorizzati o richiesti abbattimenti selettivi, mentre il fenomeno delle uccisioni illegali continua a crescere.
Verso una convivenza possibile
Gli studiosi suggeriscono che, più che ricorrere a metodi letali, si potrebbero sperimentare sistemi di dissuasione acustica. La voce umana, per esempio, potrebbe essere un deterrente naturale, sufficiente a tenere lontani i lupi da allevamenti e villaggi.
In fondo, il vero “super predatore” resta l’uomo. Ma se imparassimo a comprendere la paura che provochiamo, potremmo forse riscoprire un equilibrio antico, fatto non di dominio, ma di rispetto reciproco.
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Video (c) Uomini e lupi, una storia di coesistenza Mia Canestrini TEDxCesena
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10 Ottobre 2025
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