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Il vero valore degli stipendi, il potere d’acquisto reale nei paesi europei

Stipendi in europa, la Svizzera guida la classifica mentre l’Italia resta indietro nel potere d’acquisto reale.

Il vero valore degli stipendi, il potere d’acquisto reale nei paesi europei

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Fuga di cervelli e salari bassi, l’Italia perde talenti a causa di stipendi inadeguati rispetto al costo della vita.

Uno studio di Eurostat rivela una realtà preoccupante per l’Italia, fanalino di coda tra le principali economie occidentali per retribuzione netta media, se adeguata al costo della vita. L’analisi, basata sul Purchasing Power Standard (PPS), mostra come il potere d’acquisto effettivo degli italiani sia inferiore rispetto a molti altri Paesi europei.

Il PPS, l’indicatore che uniforma il potere d’acquisto

Il Purchasing Power Standard (PPS) è un’unità di misura sviluppata per confrontare il potere d’acquisto tra diversi Paesi, eliminando le distorsioni legate alle differenze valutarie. In pratica, mille PPS hanno lo stesso valore di acquisto ovunque, consentendo una comparazione diretta tra le economie nazionali. Questo strumento permette di determinare con precisione quanto effettivamente si può acquistare con il proprio stipendio, al di là del mero valore nominale della retribuzione.

Italia agli ultimi posti per retribuzione netta adeguata al costo della vita

Secondo i dati raccolti nel 2023, l’Italia registra uno dei livelli più bassi di potere d’acquisto tra i Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Un lavoratore single senza figli in Italia percepisce mediamente 24 mila PPS annui, un valore inferiore del 15% rispetto alla media UE, che si attesta a 27,5 mila PPS. Se confrontata con altre economie europee, la situazione appare ancora più critica: in Svizzera, lo stesso lavoratore può contare su oltre 47 mila PPS, mentre nei Paesi Bassi si superano i 38 mila PPS. Anche Germania, Austria, Norvegia e Lussemburgo garantiscono retribuzioni medie superiori ai 35 mila PPS.

Le cause di una disparità economica crescente

Le ragioni di questo divario sono molteplici e riguardano sia fattori strutturali che scelte economiche e politiche. Il cuneo fiscale elevato, la scarsa crescita salariale e il costo della vita in continua ascesa hanno portato il reddito netto disponibile degli italiani a livelli sempre più bassi rispetto alla media europea. Inoltre, il mercato del lavoro italiano è caratterizzato da una bassa mobilità sociale e da limitate opportunità di crescita professionale, fattori che incidono sulla competitività degli stipendi.

Fuga di cervelli, un fenomeno alimentato dal divario salariale

Di fronte a questa situazione, non sorprende l’aumento della cosiddetta "fuga di cervelli", con migliaia di giovani qualificati che lasciano l’Italia per cercare opportunità migliori all’estero. Paesi con stipendi più alti, servizi più efficienti e condizioni di lavoro più favorevoli rappresentano una scelta sempre più frequente per i professionisti italiani. Francia, Germania, Paesi Bassi e i Paesi scandinavi sono tra le mete più ambite, non solo per la differenza retributiva ma anche per un contesto economico più dinamico e aperto alla valorizzazione del capitale umano.

Il potere d’acquisto, una variabile cruciale per la qualità della vita

L’importanza del potere d’acquisto reale è spesso sottovalutata nel dibattito sulle retribuzioni. Un salario elevato non garantisce necessariamente una maggiore qualità della vita se il costo della vita è altrettanto alto. Il PPS consente di andare oltre i numeri nominali, offrendo un quadro più realistico del benessere economico dei lavoratori nei diversi Paesi. Per l’Italia, il divario con il resto d’Europa è un segnale chiaro della necessità di riforme economiche e fiscali che possano garantire una maggiore competitività salariale e, di conseguenza, ridurre l’emorragia di talenti verso l’estero.


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25 Febbraio 2025
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