Il commercio digitale non è solo una comodità moderna, ma un fenomeno che divide l’opinione pubblica. Secondo il report Sustainable Commerce and Retail, la maggioranza degli italiani riconosce come l’e-commerce possa contribuire alla crisi del commercio locale tradizionale, con il 69% che lo indica come fattore di rischio per i piccoli negozi. Allo stesso tempo, però, il 67% lo ritiene un’opportunità per chi sa rinnovarsi. Questa doppia percezione mette in luce una consapevolezza crescente: la tecnologia da sola non basta, è la capacità di adattarsi e innovare che fa la differenza nel panorama commerciale in trasformazione.
Prezzi bassi contro prodotti etici, il dilemma del consumatore
La sostenibilità ha un costo, ma non tutti sono disposti a pagarlo. Il 61% degli intervistati si dichiara pronto a spendere di più per prodotti sostenibili, ma la percentuale cambia drasticamente se si aggiunge la variabile economica: ben il 67% afferma di non voler pagare di più, anche se i prodotti rispettano criteri ecologici o sociali. Questa incongruenza riflette una delle sfide più complesse del nostro tempo: il divario tra le intenzioni dichiarate e i comportamenti concreti. Il valore etico del consumo spesso si scontra con le abitudini e con la pressione del risparmio.
Ambiente e spedizioni, un impatto ancora poco compreso
Quando si parla di ambiente, anche qui le opinioni si dividono. Il 65% degli italiani teme che l’e-commerce aumenti l’inquinamento a causa delle spedizioni, mentre un quasi equivalente 67% riconosce che comprare online riduce gli spostamenti fisici, con possibili benefici ambientali. Questo contrasto suggerisce che manca una visione chiara e condivisa sull’impatto ecologico reale del commercio digitale. Serve più trasparenza da parte delle piattaforme e una maggiore divulgazione per aiutare i cittadini a valutare consapevolmente le loro scelte.
L’usato online convince, ma non ovunque
Le app per la compravendita dell’usato sono tra gli strumenti digitali più apprezzati per il loro contributo all’economia circolare. Il 73% degli italiani ne riconosce l’utilità per ridurre sprechi e dare nuova vita agli oggetti. Tuttavia, l’entusiasmo varia a seconda del contesto urbano: nei grandi centri il consenso è più alto (25% “molto d’accordo”), mentre nei piccoli si ferma al 14%. Questa differenza potrebbe riflettere disparità nell’accesso alla tecnologia o nella fiducia verso gli strumenti digitali. In ogni caso, il dato segnala un potenziale ancora parzialmente inespresso.
Tecnologie utili, ma poco conosciute
Esistono app e strumenti digitali per valutare la sostenibilità dei prodotti, ma sono usati da una minoranza. Solo il 16-17% degli italiani li utilizza regolarmente, e circa il 50% non sa nemmeno che esistono. Il che è un segnale preoccupante: strumenti nati per orientare i consumatori verso scelte più consapevoli restano confinati a una nicchia. Senza un’adeguata campagna informativa e senza investimenti in alfabetizzazione digitale, questi strumenti rischiano di rimanere accessori e non protagonisti del cambiamento.
Il futuro del consumo passa da conoscenza e coerenza
La sostenibilità digitale, almeno per ora, rimane più un auspicio che una realtà concreta. Le persone mostrano interesse, ma non sempre sono disposte a modificare le proprie abitudini. Per colmare il divario tra ciò che si desidera e ciò che si fa servono politiche di informazione, tecnologie facili da usare e un cambio di mentalità collettivo. Non basta che il commercio sia online, deve essere anche trasparente, accessibile e realmente sostenibile.
07 Maggio 2025
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