L’assenza di Ornella Vanoni pesa come il silenzio dopo una canzone che non volevamo finisse. Se n’è andata a Milano, lasciando dietro di sé una traccia luminosa fatta di ironia, eleganza e quella fragilità che a volte sapeva trasformare in forza.
Una presenza che sembrava eterna
È difficile pensare alla musica italiana senza la sua figura, così familiare da sembrare parte del nostro quotidiano. Per molti, Ornella era una compagnia della domenica, un sorriso improvviso, una frase che sfuggiva al politicamente corretto e risvegliava la vita. La sua voce era ruvida e dolce insieme, capace di consolare e provocare in un solo respiro.
L’arte di essere sé stessi
Chi l’ha incontrata, anche solo in tv, la ricorda per quel modo unico di essere sincera. Niente filtri, niente pose. Ornella aveva una libertà rara: quella di non recitare mai. Non serviva. La sua storia parlava da sola, le sue emozioni ancora di più. Era una donna che non aveva paura di mostrarsi vulnerabile, e proprio per questo appariva fortissima.
Gli amori che diventano canzoni
La sua vita sentimentale è entrata nella storia della musica italiana quasi quanto le sue interpretazioni. Il legame con Gino Paoli ha lasciato un segno indelebile, trasformando una storia complicata in una delle melodie più celebri: Senza fine. Non tutti gli amori diventano capolavori, ma a volte accade quando a viverli sono anime così intense.
La ragazza della Mala
Prima di diventare un’icona, Ornella fu una ventenne che scelse una strada inattesa. Al Piccolo Teatro, guidata da Giorgio Strehler, diede voce alle canzoni della Mala milanese, un repertorio duro e poetico che rivelò un talento fuori dagli schemi. Era già chiaro allora: non sarebbe mai stata una voce qualunque.
La magia dei suoi incontri
Nel corso di quasi settant’anni, ha incrociato giganti della musica, da Lucio Dalla a Fabrizio De André, passando per Vinicius De Moraes, Toquinho e Chico Buarque. Ma la cosa più sorprendente è come riuscisse a mantenere intatto il suo stile, senza farsi schiacciare da nulla e nessuno.
L’ultimo capitolo
Fino all’ultimo giorno, aveva progetti, parole da dire, canzoni da immaginare. La sua vitalità era contagiosa anche negli anni più fragili. L’aveva confessato spesso: non aveva paura della vecchiaia, temeva solo la mancanza di curiosità.
Il vuoto che lascia
Ora resta il silenzio, e dentro quel silenzio tanti ricordi. Non c’è tristezza, però: c’è gratitudine. Per le sue risate, per la sua onestà, per la musica che continuerà a farci compagnia. La sua voce, come tutte le cose vere, non se ne va davvero.
22 Novembre 2025
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