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Aggressioni agli infermieri, un’emergenza che l’Italia non può più ignorare

Oltre 125mila aggressioni l’anno contro gli infermieri, Italia tra i Paesi europei più colpiti

Aggressioni agli infermieri, un’emergenza che l’Italia non può più ignorare

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La violenza negli ospedali aumenta, servono più sicurezza, formazione e organici adeguati

Ogni giorno migliaia di professionisti della salute entrano negli ospedali con l’obiettivo più semplice e più umano che ci sia, aiutare le persone. Eppure, sempre più spesso, chi indossa una divisa infermieristica si trova a fare i conti con insulti, minacce e violenze fisiche. Un fenomeno che non accenna a diminuire e che, numeri alla mano, colloca il nostro Paese tra i più colpiti in Europa.

Un quadro che fa riflettere

Secondo le ultime analisi di Nursing Up, ogni anno in Italia si registrano oltre 125mila episodi di aggressione verso gli infermieri. Una cifra impressionante, che comprende sia i casi denunciati sia quelli rimasti nel silenzio, forse i più dolorosi. In pratica, un infermiere su quattro riferisce di aver subito almeno un atto di violenza, verbale o fisica, durante l’anno. Una situazione che mette in discussione non solo la sicurezza degli operatori, ma la qualità stessa del sistema sanitario.

Quando la sanità diventa un campo di battaglia

Il presidente del sindacato, Antonio De Palma, descrive con parole nette la gravità dello scenario attuale. Molti pronto soccorso sono percepiti come vere e proprie trincee, dove la mancanza di personale e la pressione crescente trasformano il disagio dei pazienti in rabbia. “Quando si colpisce un infermiere, si ferisce la sanità pubblica intera”, sottolinea De Palma, richiamando l’urgenza di interventi concreti e non solo normativi.

Un problema globale che in Italia assume proporzioni allarmanti

I dati internazionali confermano che le aggressioni agli operatori sanitari non sono un fenomeno isolato: l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che tra l’8% e il 38% dei professionisti subisce un episodio violento nel corso della carriera. In Europa, la Federazione degli Infermieri (Efn) rileva che circa un operatore su cinque è stato vittima di aggressioni nell’ultimo anno. Tuttavia, l’Italia si distingue in negativo insieme a Regno Unito e Francia, con un’incidenza tra le più elevate del continente.

Il sommerso, la parte più inquietante

Uno dei punti più drammatici è la quantità di episodi che non vengono mai denunciati. Nursing Up stima che solo un caso su venticinque finisca in un verbale ufficiale. Paura, sfiducia, abitudine a “resistere” o semplicemente mancanza di tempo rendono invisibile una parte enorme del problema, impedendo una reale valutazione e soluzioni efficaci.

Sicurezza, formazione e nuove assunzioni

Il sindacato propone una serie di interventi per affrontare il fenomeno, a partire dalla creazione di un registro nazionale obbligatorio delle aggressioni, utile per misurare davvero la portata del problema. Chiede inoltre presidi di sicurezza nei pronto soccorso, programmi di formazione specifici sulla gestione dei conflitti e soprattutto un piano straordinario per colmare la carenza di circa 175mila infermieri nel sistema sanitario italiano. Rafforzare gli organici significherebbe ridurre le attese, migliorare i servizi e abbassare il livello di tensione.

Rispetto e dignità per chi cura

In fondo, la richiesta degli infermieri è semplice: non privilegi o protezioni speciali, ma rispetto e condizioni di lavoro dignitose. Un sistema sanitario che mette al centro la sicurezza dei suoi professionisti tutela anche i cittadini, perché nessuno può prendersi cura degli altri se non si sente al sicuro.


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15 Novembre 2025
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