L’Unione Europea ha compiuto un passo che segna un nuovo punto di non ritorno nel rapporto con la Russia. La decisione di mantenere congelati a tempo indeterminato gli asset russi non è solo una misura economica, ma un atto politico che ridefinisce equilibri, responsabilità e conseguenze sul lungo periodo.
Una decisione europea a larga maggioranza
La scelta è stata approvata con maggioranza qualificata dagli Stati membri dell’Unione Europea. Venticinque Paesi hanno votato a favore, mentre Ungheria e Slovacchia si sono espresse contro. Il provvedimento riguarda il blocco indefinito dei beni sovrani russi già congelati, una misura che rafforza l’impianto sanzionatorio adottato dopo l’invasione dell’Ucraina.
Il segnale politico inviato a Mosca
Secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, l’immobilizzazione degli asset rappresenta un messaggio chiaro e diretto alla Russia. Finché la guerra continuerà, i costi economici e politici per Mosca aumenteranno. Un principio che l’Unione intende rendere evidente: l’aggressione militare ha conseguenze che non si esauriscono nel breve periodo.
Un messaggio strategico per l’Ucraina
La misura non guarda solo a Mosca, ma anche a Kiev. L’obiettivo dichiarato è rafforzare l’Ucraina sia sul piano militare sia su quello negoziale, rendendo il Paese più solido nel confronto diplomatico futuro. Von der Leyen ha parlato di un sostegno che mira a rendere il “coraggioso vicino” più forte, dentro e fuori dal campo di battaglia.
L’impegno del Consiglio europeo e le prossime scadenze
Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha ricordato come l’Unione si sia impegnata a mantenere congelati i beni russi fino alla fine dell’aggressione e alla compensazione dei danni causati. Lo sguardo è già rivolto al futuro: uno dei nodi centrali sarà garantire le risorse finanziarie necessarie all’Ucraina per il periodo 2026-2027, evitando vuoti di sostegno.
La posizione italiana tra consenso e prudenza
L’Italia ha votato a favore dell’immobilizzazione degli asset, ricorrendo alla procedura d’emergenza prevista dall’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Tuttavia, insieme a Belgio, Bulgaria e Malta, ha sottoscritto una dichiarazione che introduce un elemento di cautela. Il voto, viene precisato, non pregiudica eventuali decisioni future sull’utilizzo dei beni e non crea precedenti automatici in ambito di politica estera e di sicurezza comune.
I rischi giuridici e le alternative possibili
I quattro Paesi firmatari sottolineano che il ricorso all’articolo 122 potrebbe avere conseguenze giuridiche, finanziarie e istituzionali più ampie del caso specifico. Per questo invitano Commissione e Consiglio a valutare soluzioni alternative, compatibili con il diritto europeo e internazionale, come meccanismi di prestito o strumenti ponte in grado di garantire continuità nel sostegno all’Ucraina con rischi più contenuti.
La reazione dura di Mosca
Da Mosca sono arrivate parole di forte condanna. La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito le autorità europee “organizzatori di congiure” e “imbroglioni”, accusandole di preparare una futura espropriazione dei beni sotto la copertura di programmi di prestito. Anche il presidente Vladimir Putin ha parlato apertamente di furto, mentre altri esponenti del Cremlino hanno avvertito che eventuali sequestri non resteranno senza risposta.
13 Dicembre 2025
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