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Le demenze ad esordio precoce, una sfida silenziosa per la società

Le demenze giovanili, una sfida sanitaria e sociale che in Italia coinvolge oltre 24mila persone e le loro famiglie

Le demenze ad esordio precoce, una sfida silenziosa per la società

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Il film “Per Te” e l’evento all’ISS raccontano la realtà delle demenze giovanili e dei giovani caregiver in Italia

Le demenze ad esordio precoce, che colpiscono persone con meno di 65 anni, rappresentano una delle sfide più complesse e meno conosciute del nostro tempo. In Italia si stimano circa 24.000 casi, ma dietro a ogni numero ci sono vite, famiglie e caregiver che affrontano quotidianamente un percorso di cura e adattamento diverso da quello delle demenze senili. Di questo si è parlato nella sede dell’Istituto Superiore di Sanità, durante un evento aperto dalla proiezione del film “Per Te”, ispirato alla storia vera di Paolo Piccoli, un uomo colpito dalla malattia, e della sua famiglia.

Un’emergenza socio-sanitaria in crescita

Oggi, in Italia, si contano circa 1.200.000 persone affette da demenza con età superiore ai 65 anni, di cui oltre la metà con Malattia di Alzheimer. Ma a queste si aggiungono i 24.000 casi di demenza giovanile, che interessano persone tra i 35 e i 64 anni. Considerando che a loro fianco ci sono circa 4 milioni di familiari e assistenti, si può dire che un italiano su dieci viva direttamente o indirettamente questa condizione. L’OMS la definisce una priorità mondiale di salute pubblica.
“Questi numeri ci ricordano che la demenza tocca tutte le famiglie” ha sottolineato Rocco Bellantone, presidente dell’ISS, evidenziando come la ricerca vada accompagnata da un’azione di sensibilizzazione. “Il cinema è uno strumento potente, capace di toccare nel profondo e cambiare la percezione collettiva”, ha aggiunto, motivando la scelta di aprire per la prima volta le porte dell’Istituto a una proiezione cinematografica.

Giovani caregiver, un carico troppo grande

Tra i temi più delicati emersi durante l’incontro vi è quello dei giovani caregiver, spesso bambini o adolescenti che si ritrovano a dover assistere un genitore o un familiare non autosufficiente. “Si tratta di situazioni inappropriate per la loro età, che lasciano segni profondi a livello emotivo e sociale” ha spiegato Daniela Merlo, direttrice del Dipartimento di Neuroscienze. Questi giovani si trovano improvvisamente a gestire ruoli di responsabilità, spesso in silenzio, con poche tutele e ancora meno riconoscimento.

Un film per raccontare l’invisibile

Il film “Per Te”, diretto da Alessandro Aronadio e scritto con Ivano Fachin e Renato Sannio, cerca di restituire la complessità emotiva della famiglia Piccoli con un linguaggio delicato ma sincero. Durante l’evento, la moglie di Paolo, Michela Morutto, ha condiviso la propria esperienza, evidenziando l’urgenza di creare percorsi di supporto dedicati, come già avviene per altre patologie croniche. La sua testimonianza ha commosso il pubblico e aperto la discussione alla successiva tavola rotonda.

Ricerca, reti e nuove terapie

Alla tavola rotonda hanno partecipato esperti di rilievo come Alberto Siracusano, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Raffaele Lodi, presidente della rete Irccs delle Neuroscienze, e Camillo Marra, direttore della Clinica della Memoria del Policlinico Gemelli. Tutti hanno concordato sulla necessità di sviluppare percorsi di diagnosi e cura specifici per le demenze ad esordio precoce, che presentano caratteristiche cliniche e sociali differenti rispetto a quelle senili.
Le terapie attualmente disponibili rimangono limitate, ma nuovi farmaci sperimentali e protocolli di ricerca promettono di ampliare le possibilità di trattamento nei prossimi anni.

Una sfida che riguarda tutti

Le demenze giovanili non sono solo una questione medica, ma anche sociale, culturale e familiare. Riguardano la capacità collettiva di riconoscere la fragilità e di creare sistemi di supporto capaci di restituire dignità e normalità a chi convive con la malattia. E forse, come ricorda il film “Per Te”, la chiave sta proprio nell’empatia: nel guardare alla malattia non solo come un problema, ma come un invito a comprendere meglio la vita.


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30 Ottobre 2025
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