Il conto alla rovescia è iniziato, ma servirà ancora un po’ di pazienza: l’euro digitale vedrà la luce nel 2029, dopo l’approvazione del regolamento europeo attesa entro il 2027.
Intanto, però, la Banca Centrale Europea accelera. A Firenze è stata ufficialmente avviata la fase di “sviluppo”, quella in cui prenderà forma l’architettura tecnica della nuova moneta digitale europea.
A guidare il progetto c’è anche Bankitalia, protagonista delle fasi esplorative e preparatorie, oggi impegnata nella costruzione di un modello che rivoluzionerà il modo di intendere il denaro.
Cos’è l’euro digitale e cosa lo distingue dalle criptovalute
L’euro digitale non è una cryptocurrency né una stablecoin. A differenza degli asset digitali privati, spesso opachi nelle garanzie e soggetti a oscillazioni di valore, questa nuova moneta sarà un bene pubblico, garantito direttamente dalla BCE.
In altre parole, sarà moneta contante in forma digitale: chi la possiede avrà un rapporto diretto con la banca centrale, senza passare dalle banche commerciali.
È una differenza sostanziale rispetto al denaro “creato” dagli istituti di credito tramite prestiti, scoperti o carte di credito, dove la moneta nasce come debito privato.
Un equilibrio tra moneta pubblica e privata
Per la BCE, l’obiettivo è mantenere un equilibrio in un mondo dei pagamenti sempre più digitalizzato.
“Stiamo preparando l’emissione del contante digitale”, ha dichiarato Christine Lagarde, presidente dell’istituto di Francoforte, mentre il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha sottolineato la necessità di preservare l’armonia tra moneta pubblica e privata.
Con l’euro digitale, ogni transazione diventerà un trasferimento di credito diretto presso la BCE, esattamente come accade con le banconote fisiche. Si potrà pagare attraverso una app bancaria o una card dedicata, con la stessa semplicità di una carta di credito, ma senza intermediazioni private.
Una sfida anche geopolitica
Dietro questa rivoluzione c’è anche una partita di sovranità economica. Oggi, circa i due terzi dei pagamenti digitali europei passano per operatori statunitensi come Visa, Mastercard o Paypal.
L’euro digitale rappresenta dunque una mossa strategica per riportare in Europa il controllo delle infrastrutture finanziarie e dei dati.
Le banche europee non “creeranno” più moneta, ma diventeranno intermediari di accesso, fornendo le app o le card necessarie ai cittadini per utilizzare la valuta digitale.
Costi e vantaggi per il sistema bancario
Il nuovo ecosistema comporterà inevitabilmente un adattamento tecnologico per le banche, con costi iniziali e una possibile riduzione della liquidità.
Tuttavia, secondo la BCE, gli impatti saranno limitati e compensati dai benefici: maggiore stabilità, sicurezza dei pagamenti e un sistema più inclusivo.
L’euro digitale, infatti, offrirà anche nuove opportunità di innovazione nei servizi finanziari, rendendo le soluzioni europee più competitive rispetto a quelle americane o asiatiche.
La libertà di scegliere come pagare
Per la BCE, il progetto ha anche una valenza simbolica e civile.
“L’euro digitale difenderà la libertà di scelta degli europei, la privacy e la sovranità monetaria” si legge nel comunicato ufficiale.
Un messaggio che va oltre l’aspetto tecnico: garantire che, anche in un futuro senza contanti fisici, il cittadino resti al centro del sistema monetario, libero di scegliere come pagare e con chi condividere i propri dati.
Il contante del futuro sarà europeo
Con il lancio dell’euro digitale, l’Europa punta a un nuovo equilibrio tra tradizione e innovazione.
Come ha ricordato Christine Lagarde, “stiamo rendendo la parte più tangibile dell’euro – il contante – adatta al futuro”.
Il risultato sarà una moneta più moderna, sicura e inclusiva, ma anche una dichiarazione di indipendenza tecnologica: l’Europa torna a parlare la lingua del proprio denaro.
 31 Ottobre 2025
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