Il dibattito aperto nelle istituzioni europee in queste settimane ruota attorno a una consapevolezza sempre più esplicita: il mondo non è più quello di ieri. Conflitti, tensioni economiche e nuove dinamiche di potere impongono all’Europa una scelta chiara sul proprio ruolo. Non si tratta di allarmismo, ma di prendere atto di una realtà che chiede decisioni rapide e una visione condivisa.
Un contesto globale che non lascia spazio alla nostalgia
Nel suo intervento al Parlamento europeo di Strasburgo, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha descritto un mondo diventato più pericoloso e transazionale. Un contesto in cui la pace, così come era stata intesa nel secondo dopoguerra, non può più essere data per scontata. “La pace di ieri è finita”, ha ricordato, sottolineando come l’Europa non possa permettersi di restare ancorata a schemi superati, ma debba affrontare il presente con lucidità.
Il cambiamento dell’equilibrio economico mondiale
Secondo l’analisi proposta dalla presidente della Commissione, il ridimensionamento del peso economico europeo non è un fenomeno isolato. La quota di PIL globale dell’Europa è scesa dal 25% del 1990 al 14% attuale, ma una dinamica simile riguarda anche gli Stati Uniti. A cambiare davvero il quadro è l’ascesa della Cina, passata dal 4% al 20% del PIL mondiale. Questo spostamento degli equilibri spiega perché molte priorità strategiche globali siano state ridefinite e perché l’Europa non possa più affidare ad altri la propria traiettoria futura.
L’indipendenza strategica come necessità
Per Ursula von der Leyen, l’indipendenza europea non è uno slogan, ma una condizione necessaria. Dalla difesa all’energia, l’Unione ha già dimostrato di poter compiere scelte considerate impensabili solo pochi anni fa. “Nella nostra indipendenza, ci rendiamo più forti”, ha spiegato, evidenziando come un’Europa autonoma sia anche un partner più credibile e solido nello scenario internazionale.
Il distacco energetico dalla Russia
Uno degli esempi più concreti di questa trasformazione riguarda l’energia. Le importazioni di gas dalla Russia sono scese dal 45% al 13%, quelle di carbone sono state azzerate e il petrolio greggio è passato dal 26% al 2%. Un processo che ha richiesto scelte politiche difficili e investimenti rilevanti, ma che ha permesso all’Europa di ridurre una dipendenza strutturale. Un passaggio che definisce un nuovo modello per il futuro energetico dell’Unione.
Difesa e sicurezza, da opzione a responsabilità
Nel nuovo scenario globale, la sicurezza non può più essere delegata. L’Europa, secondo la presidente della Commissione, deve assumersi la piena responsabilità della propria difesa. Dopo decenni di investimenti insufficienti, l’Unione sta rafforzando la propria base industriale nel settore militare, puntando su tecnologie avanzate e capacità produttive rapide. Gli investimenti previsti, fino a 800 miliardi di euro entro il 2030, segnano una svolta che mira a rendere l’Europa pronta ad affrontare anche forme di guerra ibrida.
Il sostegno all’Ucraina come scelta strategica
In questo quadro, il supporto alla difesa dell’Ucraina viene indicato come l’atto più rilevante di difesa europea. Le stime del FMI parlano di un fabbisogno di oltre 137 miliardi di euro tra il 2026 e il 2027, di cui due terzi a carico dell’Europa. Non si tratta solo di cifre, ma della volontà di garantire una pace giusta e duratura, capace di tutelare sia l’Ucraina sia l’intera Unione europea.
Indipendenza come fondamento della libertà
Nel suo intervento conclusivo, la presidente della Commissione ha legato il concetto di indipendenza a quello di libertà. Libertà di decidere, di legiferare, di scegliere il proprio modello democratico e culturale senza pressioni esterne. Le differenze tra gli Stati membri, ha ricordato, non sono un limite ma una ricchezza che rafforza l’identità europea. “Quando siamo uniti, siamo inarrestabili”, ha affermato, invitando a guardare al futuro con fiducia e determinazione.
17 Dicembre 2025
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