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L’Europa davanti ai suoi veti interni, una crescita bloccata

Christine Lagarde richiama l’UE a modernizzare regole e investimenti per evitare un lento declino della competitività europea

L’Europa davanti ai suoi veti interni, una crescita bloccata

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Mercato unico e riforme fiscali ferme, Lagarde avverte che senza cambiamenti l’Europa rischia una crescita sempre più debole

In questi anni l’Unione Europea si trova spesso intrappolata da se stessa. Le regole costruite per garantire equilibrio e tutela degli Stati membri oggi, in alcuni casi, si trasformano in freni che rallentano innovazione e competitività. Lo ha ricordato con chiarezza Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, intervenendo allo European Banking Congress di Francoforte. Un messaggio diretto e, per certi versi, scomodo: se l’Europa vuole restare protagonista nello scenario globale, deve affrontare coraggiosamente i propri blocchi decisionali.

I veti che rallentano il mercato unico

Il meccanismo dell’unanimità, pensato per proteggere la sovranità degli Stati, oggi diventa un ostacolo concreto per politiche economiche più moderne. In settori cruciali come la fiscalità, l’armonizzazione dell’Iva o la riforma della tassazione sulle imprese, un singolo veto nazionale può paralizzare l’intero processo. Questo sistema, ha ricordato Lagarde, crea un ambiente frammentato che costringe molte aziende europee a destreggiarsi tra normative diverse, procedure complesse e sistemi che cambiano da paese a paese.

Il labirinto fiscale per le imprese europee

Le imprese digitali europee sono tra le più penalizzate. Mentre i giganti globali si muovono in mercati più uniformi, le aziende dell’Unione devono “navigare in un labirinto di regimi fiscali frammentati”, un’immagine evocativa che restituisce bene l’idea di un quadro poco favorevole alla competitività. Non sorprende che molte startup e innovatori preferiscano crescere altrove, dove burocrazia e regole sono più lineari.

Verso un voto a maggioranza qualificata

Per uscire dall’impasse, il messaggio è chiaro: servono regole decisionali più snelle. Secondo la presidente della Bce, estendere il voto a maggioranza qualificata alle aree da cui dipenderà la crescita futura è un passaggio ormai necessario. Una riforma che non annulla le identità nazionali, ma permette all’Europa di essere più rapida, efficiente e competitiva in un contesto globale dove ogni rallentamento si paga caro.

Un modello europeo da aggiornare

La riflessione di Lagarde non si ferma ai soli veti istituzionali: tocca il cuore stesso del modello europeo di crescita. Per decenni l’economia dell’Unione si è basata sull’export e sul risparmio. Ma il mondo è cambiato, e continua a farlo. Oggi buona parte dei capitali europei, invece di essere reinvestiti nel mercato interno, finiscono negli asset finanziari statunitensi, più redditizi e dinamici. Un flusso invisibile che sottrae energia all’economia europea, proprio nel momento in cui ci sarebbe bisogno di rafforzare l’innovazione e sostenere le imprese.

Le vulnerabilità che non fanno rumore

Secondo la presidente della Bce, queste fragilità non hanno provocato crisi eclatanti. Nessun crollo improvviso, nessuno shock paragonabile a quelli vissuti in passato. E proprio per questo il fenomeno può risultare più pericoloso: un’erosione lenta, quasi silenziosa, che a ogni scossone esterno riduce un po’ di più il potenziale di crescita dell’Europa. Senza una visione comune più solida, il rischio è quello di rimanere spettatori di un mondo che corre veloce.

Un invito a scegliere il futuro

Il messaggio finale è semplice nella forma e complesso nella sostanza: o si cambia, o si rimane indietro. Rendere più moderno il sistema decisionale, investire nel proprio mercato interno e costruire condizioni favorevoli per le imprese non è più solo un percorso auspicabile, ma un’urgenza strategica. L’Europa ha le competenze, la forza e le risorse per farlo. Serve la volontà collettiva.


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21 Novembre 2025
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