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Quando il silenzio fa più male, gli effetti psicologici del ghosting

Il ghosting fa più male di un rifiuto esplicito, lo dimostra uno studio dell’Università di Milano-Bicocca sulle ferite emotive del silenzio

Quando il silenzio fa più male, gli effetti psicologici del ghosting

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Lo studio di Milano-Bicocca rivela come il ghosting, più del rifiuto esplicito, ostacoli la chiusura emotiva e prolunghi la sofferenza

Sparire improvvisamente dalla vita di qualcuno senza una spiegazione, come un fantasma, è una pratica sempre più diffusa nell’era digitale. Si chiama ghosting e, secondo una recente ricerca dell’Università di Milano-Bicocca, può ferire più di un rifiuto esplicito. Il motivo? Non offre nessuna chiusura emotiva, lasciando la persona abbandonata in un limbo di incertezza e dolore.

Lo studio di Milano-Bicocca, un esperimento unico nel suo genere

Per la prima volta, un gruppo di psicologi italiani ha osservato in tempo reale le reazioni emotive legate al ghosting. Pubblicato sulla rivista Computers in Human Behavior, lo studio ha coinvolto volontari impegnati in brevi conversazioni quotidiane via chat con un interlocutore che, a metà esperimento, smetteva improvvisamente di rispondere. Un altro gruppo, invece, riceveva un rifiuto diretto o continuava a conversare normalmente.

Questo approccio innovativo ha permesso di monitorare il disagio giorno dopo giorno, evidenziando che il silenzio prolungato produce effetti emotivi più duraturi di una chiara chiusura comunicativa.

Il dolore dell’incertezza

Secondo Alessia Telari, ricercatrice del dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca, “entrambi i fenomeni suscitano risposte negative e minacciano bisogni psicologici fondamentali, ma il ghosting mantiene le persone intrappolate in uno stato di incertezza che ne ostacola la chiusura emotiva”.
Il silenzio diventa quindi una forma di rifiuto passivo che non concede la possibilità di comprendere, di reagire, né di guarire.

Ghosting e rifiuto esplicito, due ferite diverse

L’esperimento ha dimostrato che un rifiuto diretto, pur doloroso, genera un picco emotivo immediato ma seguito da una graduale ripresa. Al contrario, chi viene ignorato continua a cercare risposte, alimentando un circolo vizioso di speranza e delusione.
Il ghosting, in sostanza, congela le emozioni, impedendo alla mente di elaborare la fine del legame.

Le conseguenze psicologiche del silenzio

Il ghosting non è solo un gesto maleducato o immaturo, ma può avere conseguenze significative: senso di esclusione, bassa autostima, ansia e difficoltà a fidarsi di nuovo. Il rifiuto esplicito, invece, per quanto duro, riconosce l’altro come persona, ne rispetta i sentimenti e permette di chiudere un capitolo.
Chi viene ghostato tende anche a percepire l’altra persona come meno empatica o morale, proprio perché viene negato un confronto umano.

Quando il silenzio diventa una forma di violenza emotiva

Interrompere una relazione sparendo può sembrare una scelta indolore o “più semplice”, ma in realtà è una forma di violenza silenziosa. È come togliere improvvisamente la terra sotto i piedi a chi resta, costringendolo a convivere con il dubbio e l’assenza di risposte.
In un mondo iperconnesso, dove tutto si comunica, il silenzio può diventare l’arma più crudele.

Ritrovare la voce e la responsabilità emotiva

Parlare, chiarire, anche dire “non voglio più sentirti” richiede coraggio, ma è un atto di rispetto verso se stessi e verso gli altri. Imparare a chiudere con le parole, e non con l’assenza, significa preservare la dignità reciproca.
Perché, come dimostra la ricerca, il dolore del ghosting non sta solo nella fine del legame, ma nell’impossibilità di darle un senso.


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10 Novembre 2025
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