L’intelligenza artificiale sta rapidamente passando da parola di moda a strumento concreto nelle aziende italiane. I dati più recenti mostrano una crescita evidente nell’utilizzo dell’IA, soprattutto tra le imprese di grandi dimensioni, ma raccontano anche una storia fatta di divari, incertezze e freni strutturali che rallentano una diffusione più ampia.
Un’accelerazione che in un anno cambia lo scenario
Nel giro di dodici mesi l’adozione dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane è più che raddoppiata. Oggi circa il 16% delle aziende con almeno dieci addetti utilizza almeno una tecnologia di IA, contro valori molto più bassi registrati solo pochi anni fa. È un segnale chiaro di interesse crescente, che indica come l’IA non sia più considerata un tema sperimentale, ma una leva potenziale di competitività.
Il divario tra grandi aziende e Pmi resta evidente
La crescita non è però uniforme. Le grandi imprese guidano il cambiamento, superando ormai la soglia della metà delle aziende che utilizzano soluzioni di IA. Le Pmi, pur mostrando un raddoppio nell’adozione, restano indietro. Il risultato è un divario che continua ad ampliarsi, non tanto per mancanza di interesse, quanto per difficoltà strutturali legate a risorse, competenze e capacità di investimento.
Nord più veloce, ma la trasformazione non è omogenea
Anche il territorio gioca un ruolo chiave. Le imprese del Nord-ovest registrano una crescita più marcata rispetto ad altre aree del Paese, segno che l’innovazione tecnologica segue ancora logiche geografiche consolidate. Questo non significa che altrove l’IA sia assente, ma che la velocità di adozione resta disomogenea, con effetti diretti sulla competitività locale.
Digitalizzazione diffusa, intelligenza artificiale meno
Un dato interessante riguarda il livello di digitalizzazione generale. La maggior parte delle Pmi utilizza già strumenti digitali di base e una quota significativa ha raggiunto livelli avanzati. Tuttavia, digitalizzazione e intelligenza artificiale non coincidono. Molte aziende sono digitali nei processi, ma non ancora pronte a integrare soluzioni di IA, che richiedono un salto culturale e organizzativo più complesso.
I settori che trainano l’uso dell’IA
Alcuni comparti mostrano percentuali di utilizzo particolarmente elevate. Spiccano l’informatica e i servizi di informazione, le attività legate ai contenuti audiovisivi e il settore delle telecomunicazioni. Anche energia e professioni tecniche fanno un uso più frequente dell’analisi dei dati e dell’IA. Qui l’adozione è spesso legata a esigenze operative concrete, come l’ottimizzazione dei processi o l’analisi avanzata delle informazioni.
Competenze e norme, i veri freni alla diffusione
Il principale ostacolo non è tecnologico, ma umano e normativo. Quasi sei aziende su dieci indicano la mancanza di competenze adeguate come motivo principale per non aver investito in IA. A questo si aggiunge l’incertezza sulle conseguenze legali, che frena molte decisioni. In altre parole, l’IA è percepita come potente ma complessa, e senza chiarezza su competenze e regole il rischio di restare fermi è alto.
Tra IA, social media e vendite online
Se l’IA avanza lentamente, altri strumenti digitali risultano ormai consolidati. L’uso dei social media e delle vendite online è diffuso soprattutto nel commercio e nell’alloggio e ristorazione. Tuttavia, anche qui emergono segnali di stabilizzazione, con percentuali che non crescono più come in passato. Un indizio che la prossima vera sfida per le imprese potrebbe essere proprio l’integrazione intelligente dell’IA nei modelli di business esistenti.
15 Dicembre 2025
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