La riforma costituzionale sulla separazione delle carriere nella magistratura ha ottenuto il via libera definitivo dal Parlamento. Dopo la “doppia lettura conforme” di Camera e Senato, come previsto dall’articolo 138 della Costituzione, il testo è ufficialmente approvato. Ma la partita non è finita: nella primavera del 2026 gli italiani potrebbero essere chiamati a esprimersi con un referendum confermativo.
Una magistratura, due carriere
Il cuore della riforma sta nella modifica dell’articolo 104 della Costituzione. Finora la magistratura era definita come un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Con la nuova formulazione, si specifica che essa è composta da due carriere distinte: quella giudicante (i giudici) e quella requirente (i pubblici ministeri).
In pratica, si stabilisce una netta separazione dei percorsi professionali di chi giudica e di chi accusa, con l’obiettivo — secondo i promotori — di garantire maggiore equilibrio e trasparenza.
Due Consigli Superiori al posto di uno
L’attuale Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) verrà sostituito da due organi distinti: il CSM della magistratura giudicante e il CSM della magistratura requirente. Entrambi saranno presieduti dal Presidente della Repubblica.
Nel primo siederanno di diritto il Primo Presidente della Corte di Cassazione, nel secondo il Procuratore Generale. L’obiettivo dichiarato è separare le funzioni e le competenze di chi emette sentenze e di chi esercita l’azione penale.
Sorteggio al posto delle elezioni
Una delle novità più discusse riguarda la modalità di selezione dei componenti dei due CSM: non saranno più eletti, ma estratti a sorte.
Un terzo dei membri sarà composto da laici (giuristi scelti dal Parlamento), mentre i restanti due terzi saranno togati (magistrati).
Il Parlamento predisporrà un elenco di giuristi idonei, dai quali verranno sorteggiati i membri laici; i magistrati invece saranno scelti a sorte tra coloro che rispettano i requisiti stabiliti da una futura legge ordinaria. I componenti resteranno in carica per quattro anni e non potranno essere sorteggiati nuovamente nel turno successivo.
Nasce l’Alta Corte Disciplinare
Un’altra importante novità è la creazione di un nuovo organo: l’Alta Corte Disciplinare, che sostituirà la sezione disciplinare del CSM.
Questo organismo sarà composto da 15 membri: 3 nominati dal Presidente della Repubblica, 3 giuristi estratti a sorte da un elenco votato dal Parlamento, 6 magistrati giudicanti e 3 requirenti con almeno vent’anni di esperienza e ruoli in Cassazione.
Il presidente dell’Alta Corte sarà scelto tra i membri laici, anche se i magistrati saranno in maggioranza. Le cariche dureranno quattro anni e non saranno rinnovabili.
Le sentenze non saranno impugnabili in Cassazione
Un aspetto particolarmente delicato della riforma riguarda la possibilità di impugnare le sentenze disciplinari. Le decisioni dell’Alta Corte potranno essere riviste solo da un collegio interno, ma con diversa composizione rispetto al primo grado.
In sostanza, non sarà più possibile ricorrere in Cassazione, come invece oggi consente l’articolo 111 della Costituzione. Una futura legge ordinaria definirà nel dettaglio le procedure, le sanzioni e il funzionamento della Corte.
Le leggi attuative e i tempi di applicazione
L’ultimo articolo del testo stabilisce che entro un anno dall’entrata in vigore della riforma dovranno essere approvate le leggi attuative che ne disciplineranno concretamente l’applicazione.
Nel frattempo, continueranno a valere le norme attuali. Solo dopo l’eventuale conferma del referendum, dunque, si potrà procedere alla riorganizzazione completa della magistratura italiana.
In sintesi, la riforma Meloni-Nordio segna una svolta storica per la giustizia italiana, introducendo due carriere separate e due CSM autonomi, con un sistema di sorteggio e un nuovo organo disciplinare. Tuttavia, restano aperti molti interrogativi: servirà davvero a rendere la giustizia più indipendente, o rischia di creare nuove divisioni interne? Saranno gli elettori, nel 2026, a dirlo.
30 Ottobre 2025
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