L’Europa torna a puntare con decisione sul talento scientifico. Il nuovo pacchetto di finanziamenti destinato ai ricercatori segna un passo importante nel rafforzamento di un ecosistema della conoscenza competitivo, aperto e capace di generare innovazione reale. Un messaggio chiaro che suggerisce quanto la ricerca sia, oggi più che mai, uno dei pilastri della crescita europea.
Un budget senza precedenti
Sono 728 i milioni messi in campo dal Consiglio Europeo della Ricerca per sostenere 349 ricercatori distribuiti in 25 Paesi. Una cifra definita “un budget record” dalla commissaria europea Ekaterina Zaharieva, che ha ribadito quanto l’Unione intenda rendere l’intero continente un polo attrattivo per chi porta avanti idee di frontiera. “L’Ue è seriamente intenzionata a rendere il continente attraente per ricercatori eccellenti”, ha sottolineato, evidenziando una volontà politica finalmente allineata all’urgenza scientifica.
Chi guida la classifica dei finanziamenti
Il quadro europeo mostra una distribuzione variegata: il Regno Unito si colloca in testa con 66 progetti, seguito da Germania (58) e Paesi Bassi (40). L’Italia occupa la settima posizione con 17 progetti finanziati, ma lo scenario cambia se si osserva la nazionalità dei vincitori. Con 37 ricercatori italiani selezionati, il nostro Paese sale infatti al secondo posto, appena dietro i tedeschi (48). Un dato che conferma la qualità del capitale umano nazionale, nonostante un sistema interno che spesso fatica a trattenerlo.
Un bando sempre più competitivo
A sottolinearlo è Maria Leptin, presidente del Consiglio Europeo della Ricerca, che definisce questo round di finanziamenti “uno dei bandi più competitivi di sempre”. Non a caso le domande sono state oltre 3.100, pur in calo rispetto agli anni precedenti. Leptin ricorda come la richiesta di investimenti nella ricerca di frontiera sia ormai un’urgenza strutturale: “Vedere in Europa tutto questo talento con idee rivoluzionarie è stimolante”. Le ricadute? Dalla nascita di nuove industrie fino al miglioramento concreto della vita quotidiana.
Le aree di studio più finanziate
I settori più premiati sono le Science fisiche e ingegneria (141 progetti), seguite dalle Scienze sociali e umanistiche (115) e dalle Science della vita (93). Alcune ricerche aprono orizzonti particolarmente innovativi: nanoparticelle contro i tumori nei laboratori spagnoli, sistemi quantistici per identificare la sepsi nei Paesi Bassi, motori proteici in Slovenia. In Italia, invece, si lavora a un algoritmo capace di anticipare come i bambini reagiranno agli interventi di salute mentale, un ambito che unisce tecnologia e cura delle nuove generazioni.
I progetti italiani e la geografia dell’innovazione
Nel nostro Paese i progetti finanziati toccano nove regioni. La Campania guida la lista con tre iniziative a Napoli, seguita dal Veneto con altre tre. Emilia-Romagna, Lombardia, Trentino-Alto Adige e Lazio ottengono due progetti ciascuna, mentre Piemonte, Liguria e Toscana chiudono il quadro con un finanziamento per regione. Si tratta di un mosaico vivo, che mostra come la ricerca italiana sia distribuita su tutto il territorio, dalle università storiche ai centri di innovazione più dinamici.
Uno sguardo più ampio sul valore della ricerca
Al di là dei numeri, questi finanziamenti raccontano un’Europa che vuole restare protagonista nel panorama globale. Per riuscirci, non bastano eccellenza accademica e brillanti laboratori: serve una politica di lungo periodo che riconosca il valore sociale ed economico della ricerca. Sostenere chi sviluppa nuovi algoritmi, chi studia le connessioni cerebrali o chi analizza i terremoti significa investire in un futuro più stabile, più avanzato e più capace di affrontare le sfide della modernità.
09 Dicembre 2025
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